Potevano le lacrime d’una studentessa
palestinese mutare la linea della fermezza con cui Frau Angela solidifica il Castello tedesco d'Europa? Non c’è
riuscita la Grecia che in questi anni le ha provate tutte, dando fondo a
sconfinate azioni di partecipazione, voto, protesta, dignità, fierezza, democrazia di
cui è capace un popolo; non ci riesce una rifugiata palestinese, incontrata in
uno studio televisivo improntato in una scuola di Rostock dove la Merkel era in
visita, fra una pausa e l'altra delle incendiarie trattative di Bruxelles sui debiti
ellenici. In quella scuola la ragazza narrava con semplicità le vicende della famiglia
proveniente dai campi libanesi, una storia riempita di ricordi, dolore,
sofferenze. La Cancelliera non s’è scomposta, come se rispondesse a un collega della Commissione Europea ha detto che no “non si possono far giungere tutti i
profughi di quelle zone” anche se si tratta di ragazzi che, come la giovane,
hanno un bagaglio zeppo di sogni e speranze per lo studio e la vita. Alla rifugiata, che non sa se
potrà restare in Germania, sono spuntate le lacrime. Angela, leggermente
imbarazzata, le ha fornito il fazzoletto, come ai greci aveva offerto il prestito-ponte e i miliardi futuri, per poi fare piazza pulita di profughi, greci e ulteriori Piigs.
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