Giurano
solennemente fedeltà a una nazione da pacificare i 33 ministri del governo
El-Beblawi, definito dalla Fratellanza Musulmana illegittimo e liberticida. Il
premier invita gli islamici alla collaborazione, la Confraternita rifiuta
sdegnosamente chiedendo: il ritorno nel ruolo usurpato del presidente eletto e
la liberazione dei propri leader arrestati.
Ricordano la reiterata repressione a suon di massacri e contestano la
pilatesca visita dell’uomo di Washington Burns. Anche Ahmed Maher, uno dei
fondatori del “6 Aprile”, storce il naso di fronte all’operazione di “ricambio
al vertice” e scrive su Twitter “Se sosteniamo che non s’è trattato d’un colpo
di Stato cosa potrò dire quando schiacceranno anche noi?”
Ecco
i principali nominativi. Al dicastero della
Difesa compare ovviamente il generale Abdel Fattah Al-Sisi mentre agli Interni resta Mohamed Ibrahim che era
stato nominato da Mursi nel governo Qandil, come pure Osama Saleh agli Investimenti, incarico ricoperto da
quest’ultimo sino alle dimissioni del maggio scorso. Sui due nomi si gioca un
balletto di appartenenze: secondo l’ex opposizione, diventa maggioranza dopo il
golpe bianco, la coppia di ministri è un esempio di collaborazione in atto tanto richiesta
da Al Mansour. Secondo la Fratellanza, che non ha accettato di entrare in un
Esecutivo “imposto con la forza”, Ibrahim, Saleh e altri erano la prova che il governo
Qandil non era affatto di parte. Ministro
degli Esteri è Nabil Fahmy già ambasciatore negli Stati Uniti dal 1999 al
2008 e precedentemente in Giappone, formatosi nell’università americana del
Cairo sostituisce il politico della Fratellanza Mohamed Amr. Ministro del Lavoro è il sessantenne Kamal Abu-Eita un navigato sindacalista fra
i primi a organizzare strutture per i lavoratori nella storia egiziana. Ha guidato i duri scioperi che
nel 2007 hanno bloccato il Paese. E’ stato presidente dell’Egyptian Federation of Independent Trade
Unions e fra i fondatori del partito panarabo Karama. Nel 2011 durante il governo
di reggenza dopo la caduta di Mubarak gli fu offerto questo dicastero ma lo
rifiutò. Nelle elezioni politiche dello stesso anno venne eletto in Parlamento
in una lista autonoma che s’appoggiava al Partito della Libertà e Giustizia.
Alle
Finanze Ahmed Galal considerato un
tecnico di valore che antepone alle adesioni partitiche gli interessi della
nazione, con questo spirito aveva partecipato anche a iniziative del precedente
Esecutivo. Il ministero dell’Educazione va
a Hossam Eissa, professore e analista politico, cofondatore del Partito Costituzionale
con ElBaradei e dal giovanile passato nasseriano. Si è formato alla Sorbona, ha
insegnato in Algeria, Giappone ed Egitto, ha lavorato per l’Unesco. Fra le tre
donne incaricate Dorreya Sharaf El-Din all’Informazione
rompe un tabù: mai l’Egitto aveva assegnato a una figura femminile il
delicato ruolo che è stato criticato durante i mesi seguenti alla Rivoluzione
del 25 gennaio per aver posto sotto controllo i media, soprattutto la tivù di
Stato. El-Din è esperta del settore avendo ricoperto la carica di
sottosegretario del ministero e si è occupata di canali satellitari. Appariva
spesso come ospite di trasmissioni nelle tivù statali (Ahl El-Raey) e private
(Dream Channel). Lei è oggettivamente una mubarakiana, avendo ricoperto
incarichi nella commissione femminile del Partito Nazionale Democratico
disciolto dopo la caduta del raìs. Le altre ministre sono: Laila
Iskandar all'Ambiente e Maha Zeneddin alla Sanità.
La prima è un’imprenditrice nota per iniziative ambientali che hanno ricevuto
riconoscimenti internazionali. S’è formata in studi economici al Cairo e
specializzata nelle università californiane. Nel suo curriculum non manca
l’attenzione per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, problema che
affligge la megalopoli cairota insieme all’inquinamento atmosferico. Un progetto
riguarda proprio il riciclaggio degli scarti urbani.
All’Industria il copto Mounir Abdel-Nour,
segretario del Fronte di Salvezza Nazionale e prima membro del Wafd Party, che
aveva rifiutato lo stesso incarico offertogli da Mursi sebbene fosse stato
ministro del Turismo sotto il deprecato gabinetto Sharaf. Mohamed Gomaa è il ministro dei Lasciti Religiosi. Docente e membro
della Facoltà di Studi Islamici dell’università Al-Azhar, coi suoi 74 anni è
uno degli esponenti più anziani del neonato governo. Ha svolto attività
pubblicistica, nella materia che gli compete e non solo, è autore di molti
libri. E’ membro del sindacato dei giornalisti da oltre quarant’anni. Ministro della Giustizia e della
Riconciliazione Nazionale è il settantasettenne Mohamed Amin El-Mahdy giudice internazionale e avvocato di chiara fama.
Esponente del Centro di Arbitrato Internazionale di Commercio e del Consiglio
dei Diritti Umani. Ha partecipato al Tribunale Internazionale per i crimini nella
ex Jugoslavia e nel 2007 venne selezionato dal segretario dell’Onu Ban Ki-moon per
partecipare al Tribunale che indagava sull’attentato al premier libanese Rafiq
Hariri. Nel 2000 aveva diretto il Consiglio dell’Alta Corte Amministrativa
d’Egitto e dopo la caduta di Mubarak aveva indagato sui casi più oscuri della
repressione della Giunta Tantawi. Il governo ha anche una stella del calcio:
Taher Abuzeid, detto il ‘Maradona del Nilo’ in qualità di bomber dell’Al-Ahly
negli anni Ottanta. A lui il ministero dello Sport.
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