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venerdì 4 ottobre 2024

Khamenei preghiera armata

 


Ha raccolto il popolo fedele nella grande moschea Mosalla intitolata al Ruhollah Khomeini e ha guidato la preghiera del venerdì in pubblico. Una folla strabordante. La Guida Suprema Ali Khamenei non lo faceva da quasi cinque anni, che ormai gli pesano. In condizioni sempre più tristi. Non quelle personali del tempo che scorre inesorabile, ma nelle circostanze sempre più buie per la Repubblica Islamica, passando da un funerale all’altro di uomini difficilmente sostituibili. Nel 2020 il gran capo delle brigate Al Quds, Qasem Soleimani, in quest’occasione del grande alleato libanese, Hassan Nasrallah. Lutti imperituri. Per l’occasione ha voluto al fianco politici riformisti, come il presidente Pezeshkian e principalisti come Qalibaf, eterno sconfitto in varie corse elettorali, ma vicino al laicismo dei pasdaran combattenti e al combattentismo dei pasdaran prossimi al clero. E nel rivolgere le preghiere a chi è stato strappato dal compito di resistere all’entità sionista, dai leader e miliziani alle decine di migliaia di civili palestinesi e libanesi, ha posto accanto al microfono l’inequivocabile simbolo d’un fucile. Icona dell’essenza dell’Iran khomeinista, seguendo le indicazioni del padre fondatore che aveva scosso la nazione dalla subordinazione del servilismo filo statunitense in cui la manteneva la dinastia Pahlavi. Una radice della fede sciita che non teme il martirio per una causa. Per richiamare l’ora grave vissuta dall’intera nazione che ingaggia una guerra, per ora, a distanza con Israele, subendone le intrusioni assassine sul suo territorio, il vecchio Khamenei ha parlato anche in arabo. Rivolto alla Umma globale, ai fedeli sunniti, ai cittadini mediorientali egualmente esposti alle “punizioni” di Tsahal e lusingati per isolare il Paese persiano. “La difesa di Gaza da parte di Hezbollah e il suo sostegno alla Moschea di Al-Aqsa rappresentano un servizio cruciale per l’intera regione - ha detto -. I Paesi islamici hanno tutti un nemico comune… Il popolo palestinese ha il diritto di opporsi al nemico che ha occupato la sua terra e rovinato la sua vita. Difendere i palestinesi è legittimo, aiutarli è legittimo, come legittima è stata l’operazione ‘Tempesta di Al-Aqsa’. Se necessario colpiremo ancora…” L’enfasi e pure la retorica sono quelle dei momenti critici vissuti dall’Iran nei suoi quarantacinque anni di scontro diretto e indiretto, da quello dell’assedio all’ambasciata Usa alla sanguinosissima guerra contro Saddam Hussein, passando per le battaglie ingaggiate dagli alleati mediorientali:  Hezbollah, Ansar Allah, lo stesso Hamas. Restare su una perenne barricata ha esposto la nazione a uno stillicidio d’insidie, la più micidiale è l’economica che ha creato defezioni anche fra quegli strati poveri – i cosiddetti mostazaffin – che avevano riempito le file della milizia basij e che sei anni addietro hanno contestato il regime nella città santa di Mashhad. Nonostante la mobilitazione ideologica contro i grandi e piccoli Satana statunitense e sionista sia proseguita, i combattenti della prima ora si sono incanutiti. I nuovi miliziani sono finiti per difendere (perché tatticamente gli serviva) un dittatore cinico e sanguinario come Asad, si sono spesi contro lo Stato Islamico in Siria, ovviamente non hanno ricevuto crediti dalla comunità internazionale e tantomeno da Washington. Tel Aviv, da parte sua, se n’è sempre infischiata dell’Isis che attacca altri islamici visto che può tornargli comodo. Gli anni di conflitto siriano sono costati somme ingentissime al governo degli ayatollah, denaro che avrebbero potuto conoscere (come ogni finanziamento bellico) destinazione civile. A Teheran sono venute meno ispirazioni ideali e finanze per strutturarsi adeguatamente alla conflittualità contemporanea. Così la presunta punizione all’aggressività sionista viene spenta dalla tecnologia militare di Israele, fra Cupole di ferro, Frecce e Fionde di David, le sue protezioni dalle incursioni missilistiche da Oriente. Il fucilino è, perciò, un simbolo d’altri tempi con cui un disperato commando antisionista assalta e uccide qualche incolpevole passante prima d’essere stroncato. L’attuale Fronte della Resistenza è un atto di volontà, una preghiera dell’anima, una speranza, troppo spesso un martirio.   


 

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