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martedì 23 aprile 2024

Modi, sogni di grandezza nella discordia

 


In India i richiedenti asilo e i rifugiati islamici provenienti da Bangladesh e Myanmar, quelli giunti prima dell’applicazione del Citizenship Amendament Act datato 2019 ed entrato in vigore di recente, sono bollati con l’epiteto di "infiltrati". Per la campagna elettorale che prosegue - visto che i turni ai seggi iniziati in alcuni distretti meridionali il 19 aprile si succederanno fino al 1° giugno in tutti i ventotto Stati e sette Territori dell’Unione - il presidente Modi sceglie di colpire indirettamente i presunti “infiltrati”. Durante un comizio nel Rajastan ha sparso benzina sul già rovente clima elettorale. Ha accusato il comunque malandato Partito del Congresso, maggiore antagonista del Bharatiya Janata Party, e prospettato un panorama nazionale apocalittico se lui dovesse perdere le elezioni, perché gli infiltrati musulmani potrebbero ricevere aiuti da un governo diverso dal suo. “Sarebbero favoriti quelli che hanno più figli” - ha tuonato - puntando sul nervo scoperto della maggioranza hindu che lo segue a occhi chiusi nella politica di modificare gli orientamenti del Paese a favore di un’unica etnìa: la propria. E’ un’insinuazione legata alla teoria del complotto definito ‘Love jihad’, il presunto furto delle ragazze hindu da parte di giovani musulmani che le corteggerebbero con lo scopo di far loro cambiare confessione. Se non fosse una calunnia lanciata come una clava sul dibattito politico potrebbe essere vissuta come una boutade, per quanto dati statistici dell’ultimo decennio mostrano un’inversione di tendenza nella natalità proprio nelle coppie islamiche che stanno facendo meno figli. Eppure anche un’elezione data dagli analisti per scontata con la vittoria certa del partito di maggioranza (accreditato dai sondaggi di un vantaggio di almeno 10 punti percentuali) e un terzo mandato per il presidente, vede quest’ultimo inseguire con accanimento la propaganda razzista dell’hindutva che ne ha forgiato la militanza giovanile. 

 

Modi mira a raggiungere nella Camera bassa (Lok Sabha) il numero di 370 deputati che gli consentirebbe una modifica costituzionale da indirizzare in senso etnico-confessionale tutta a favore della nazione hindu. Il quinquennio trascorso suffraga la tendenza. Il suo successo nel 2019 lo portava a sostenere di voler difendere l’intera popolazione, promesse mai mantenute sia sul versante della sicurezza sia su quello economico. La prima ha visto il crescendo della persecuzione religiosa soprattutto di islamici e cattolici. Sul versante sociale le maggiori lacerazioni hanno coinvolto gli strati più deboli (i dalit) e gli stessi contadini, mobilitatisi contro normative che favorivano le multinazionali dell’agricoltura. La durissima protesta del biennio 2021-22, con scontri di strada e centinaia di morti, portò al ritiro della legge. Altre categorie di lavoratori poveri, falcidiati anche dalle misure prese nel primo anno della pandemia di Covid 19, non hanno raggiunto risultati simili. Il tema dei bassi salari resta tuttora una piaga purulenta. E’ uno dei capi d’accusa dell’opposizione riunita nella coalizione con l’acronimo India (Indian national development inclusive alliance) formata appunto dal Partito del Congresso e da gruppi minori. Una delle formazioni presenti su tutto il territorio nazionale, l’Aam Adni Party, proprio alla vigilia delle elezioni ha denuciato come persecutorio l’arresto del leader Arvind Kejriwal, primo ministro dello Stato di Delhi. L’accusa nei suoi confronti è riciclaggio. L’Alta Corte della capitale ha respinto l’ipotesi di pagamento di una cauzione per la sua liberazione e il politico resta tuttora detenuto. L’Aap sostiene che infastidisce la loro posizione sul decentramento amministrativo e la campagna contro le multinazionali straniere cui l’attuale maggioranza consente ogni genere di affari. Del resto uno dei cavalli di battaglia di Modi è l’economia interna che corre, crescendo negli ultimi mesi oltre l’8%. Accanto al sorpasso demografico sulla Cina c’è la rincorsa alla forza economica. Alcune agenzie pronosticano l’ascesa indiana al terzo posto mondiale nel prossimo triennio. Modi vuol presiedere questo stato di grazia.  

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