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domenica 3 marzo 2024

Pakistan, Sharif torna premier

 

Benzina sul fuoco nell’evoluzione delle contestate elezioni pakistane, vinte da un partito cancellato come tale, il Pakistan Tehreek-e-Insaf (Pti), impossibilitato a usare il suo simbolo e costretto a presentare candidati indipendenti riuniti nel Sunni Ittehad Council (SIC). Però i 93 seggi comunque conquistati in Parlamento non hanno consentito al raggruppamento dell’ex presidente Iram Khan (lui è attualmente incarcerato) a formare un esecutivo, che ora passa per il compromesso fra i due partiti-famiglia storicamente in contrasto fra loro: la Lega Musulmana-N degli Sharif e il Partito Popolare Pakistano dei Bhutto-Zardari. Pur di superare lo stallo i due clan si sono avvicinati e, raccogliendo anche l’adesione di deputati di formazioni minori, hanno eletto Shehbaz Sharif primo ministro con 201 preferenze. L’altro pretendente, Omar Ayub Khan che non è parente di Imran, ne ha ricevute 92. Così, dopo circa due anni dalla caduta del governo guidato dall’ex campione di cricket, il minore degli Sharif, che già aveva preso il suo posto, torna a dirigere un Paese ferocemente spaccato. I sostenitori del Pti nei due anni precedenti alle attuali consultazioni hanno inanellato decine di marce e manifestazioni di protesta contro una manovra definita illegale e, per bocca del loro leader, orchestrata dai militari sotto dettatura della Casa Bianca. Illazioni inaccettabili, sostenevano gli avversari tornati al governo. Ma questa che dovrebbe risultare un’investitura ufficiale si trascina strascichi ulteriormente polemici per l’accusa di brogli lanciati dai candidati indipendenti facenti capo al Tehreek-e Insaf. In occasione dello spoglio elettorale, nel quale risultavano comunque vincitori, costoro additavano il ‘Consiglio Elettorale’ di scarso o inesistente controllo di seggi in determinate aree dove gli attivisti dei partiti-famiglia avrebbero taroccato schede a proprio favore. In tal modo gli indipendenti del Pti hanno perso voti preziosi per eleggere propri candidati e il loro primato è risultato limitato. "Cambieremo il destino del Pakistan" ha dichiarato Sharif nel suo discorso d’insediamento davanti agli slogan ostili dei legislatori del Pti che aggiungevano in coro: "Ladri!". Shehbaz ha ringraziato il fratello maggiore, rientrato dal dorato esilio londinese per sostenerne la corsa al premierato, e gli alleati per averlo aiutato a diventare primo ministro. "Asif Ali Zardari e Bilawal Bhutto Zardari nessuno di loro ha mai pensato di danneggiare il Pakistan" affermava con scarsa sincerità il neo eletto, lanciando un’approvazione fino a qualche giorno fa mai pensata. Gli analisti pensano che i tumulti di strada torneranno presto sia per la bile dei sostenitori di Khan, sia per lo stallo riscontrato dall’occupazione e dall’inflazione (al 40%) che mese dopo mese prosciuga i salari. 

 


 

 

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