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venerdì 2 settembre 2022

Emirato afghano, proseguono le esplosioni mortali


 


Mentre gli baciava la mano, ha tirato la cordicella ed è deflagrato con l’esplosivo che indossava sotto la shalwar kameez. Il kamikaze s’è portato via l’imam Mujib Rahman Ansari, molto vicino ai talebani dell’Emirato, alcune guardie del corpo che lo circondavano, non così accorte da evitargli l’attentato, e i fedeli più vicini in attesa del suo sermone alla preghiera di mezzogiorno. E’ accaduto a Herat, nella Moschea Gazargah, distretto orientale della città più occidentale dell’Afghanistan. Il governatore della provincia ha annunciato diciotto vittime e una quarantina di feriti; uno dei maggiori portavoce dell’Emirato - Zibihullah Mujahid - ha chiesto punizioni esemplari per i membri della rete che sostiene gli attentatori. Un ultimo intervento pubblico dell’imam Ansari, nel giugno scorso, aveva destato attenzione per la foga con cui aveva sostenuto l’amministrazione dei coranici contro le critiche rivolte per la contrazione dei diritti e le difficoltà alimentari che affliggono milioni di persone. L’omicidio segue, di tre settimane quello d’un altro chierico dal nome altisonante, Rahimullah Haqqani, che però non era imparentato con nessuno dei capifila del famoso clan, alcuni dei quali ricoprono da un anno cariche ministeriali. Rahimullah era comunque un leader religioso d’alto profilo nel panorama interno, anch’egli ucciso con un’esplosione ravvicinata organizzata nel suo ufficio, posto in un seminario islamico, mentre riceveva il killer-suicida che celava l’esplosivo dentro un arto di plastica. Nei suoi interventi pubblici l’imam Haqqani attaccava pesantemente la linea del terrore, praticata dagli attentati dell’Isis Khorasan, a suo modo un ‘illuminato’ che contestava la chiusura delle scuole superiori femminili: “Non c’è alcuna giustificazione nella Shari’a per dire che l’istruzione femminile non è consentita” aveva ripetuto più volte, anche in contrapposizione con la scelta operata nella primavera scorsa dai vertici talebani. L’Isis aveva cercato di farlo fuori già nel 2020 in un paio di occasioni, una in una madrasa di Peshawar, in territorio pakistano. Per l’ennesima volta le misure di sicurezza dell’Emirato sono parse ampiamente approssimative, perlomeno per quelli che possono essere definiti obiettivi sensibili. E’ vero che nei momenti di preghiera la calca favorisce un’infiltrazione difficile da controllare, ma i due agguati ai chierici sono riusciti per la penetrazione in luoghi e fra persone che potevano essere evitati. La morte di entrambi, infatti, è frutto della prossimità visto che il potenziale dell’esplosivo risultava limitato. La novità, rispetto a quanto avevano finora mostrato gli attentati a simboli religiosi scagliati contro moschee e fedeli sciiti, è la ricerca della morte fra islamici sunniti. Tutti i martiri di cui hanno parlato le note ufficiali sono sunniti, e i due religiosi erano fieri accusatori dell’Isis-K.

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