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sabato 29 maggio 2021

Covid-19 e disastro indiano

Se non fosse il disastro che è, con tutti gli intrighi, i sotterfugi, le bugie, i drammi che affliggono decine di milioni di cittadini, la vicenda di mister Poonawalla farebbe da trama a una delle tante produzioni di Bollywood, tutt’altro che a lieto fine. Anche per lui fuggito a Londra con l’avvenente consorte e i pargoli, sembra giunta la sorte avversa del destino. In realtà cade in piedi, finisce in un’enorme e lussuosissima abitazione nel paradiso dei signori: l’area per straricchi di Mayfair. Comunque continua a dire di star male e aver paura di tremende vendette. Proprio così. Adar Poonawalla è figlio di Cyrus, il creatore del Serum Institute di Pune, azienda nata nel 1966 e diventata leader nella produzione mondiale di farmaci. Adar ne è da tempo l’amministratore delegato, sarebbe meglio dire era, poiché su quella carica pende quell’incertezza che l’ha fatto riparare nel buen retiro  dell’ex matrigna coloniale, inseguito - sostiene sempre lui -  da minacce pericolosissime. Più che dalla gente comune, moribonda e sofferente in gran numero, le intimidazioni potrebbero venire da chi contesta alla multinazionale d’aver trascurato il mercato interno dei vaccini anticovid, per lucrosi contratti internazionali. Nelle scorse settimane davanti ad alcuni centri dove i ricoverati crepavano per mancanza d’ossigeno e di altri strumenti di supporto alla malattia comparivano manifesti che accusavano “Perché avete spedito i vaccini dei nostri bambini all’estero?” Alla domanda legittima e disperata, la polizia ha risposto con retate rivolte ad attivisti dell’opposizione. Ma anche figure di primo piano della politica nazionale: Sonia Ghandi, per il Partito del Congresso, Sitaram Yechury per quello comunista, e lo spauracchio del premier Mamata Banerjee, che ha umiliato il Bjp nella recente elezione nel Bengala, hanno chiesto conto a Modi di tanta criminale sciatteria verso il terribile male. Lui semplicemente se ne infischia. 
 
Proprio gli affari del Serum Institute e del suo super manager, hanno avuto il benestare governativo, e dopo l’accordo addirittura d’un anno fa stipulato con AstraZeneca per la produzione del Covidshield ad uso interno, le mosse successive dello scorso gennaio vedevano Poonawalla dirottare 70 milioni di dosi a Paesi stranieri. A fine di quel mese s’è verificato un incendio della nuova linea di produzione aziendale del vaccino (casuale, doloso? nulla trapela) e secondo quanto dichiarato alla stampa l’amministratore delegato, temendo per la sua incolumità, ha fatto velocemente le valigie trasportando l’intera famiglia nel sicuro riparo britannico. Ancor’oggi Poonawalla afferma che potrebbero “tagliargli la testa”, facendo intendere quasi una vendetta di sponda jihadista. Una versione benvista dal fondamentalismo hindu, che un anno fa aveva diffuso la teoria del “Coronajhad” per lo sviluppo assunto dalla pandemia in un’area di Delhi dopo un incontro di massa organizzato da una Confraternita islamica. Purtroppo simili raduni sono ripresi dopo l’estate. A maggio scorso Modi aveva decretato alcune settimane di chiusura di molte attività, la ricaduta sulla micro economia di milioni di famiglie i cui pasti quotidiani dipendono dalla possibilità di lavorare, aveva delineato una situazione esplosiva. Nei mesi estivi s’era registrato  un calo dei contagi, pur fra controlli minimi e riscontri insignificanti. Nei mesi di ottobre e novembre giungevano le ciclopiche manifestazioni degli agricoltori, provocate da decreti governativi in loro sfavore, seguite da una sorta di liberatoria per feste private, pubbliche e religiose. I contagi risalivano paurosamente, eppure il negazionismo governativo era assoluto. Scarsissimi gli investimenti sul disastrato settore sanitario, disprezzo e persecuzione verso medici e scienziati che lanciavano accorati appelli, imbarazzanti suggerimenti per tamponare la pandemia con “urina di vacca e unguenti a base di olio di sesamo, di cocco e burro da porre nelle narici due volte al giorno”. Un pazzesco mix di menzogne e superstizione che ha condotto, dietro certi guru promossi consiglieri del governo, milioni di hindu a immergersi, come da atavica ritualità, nelle acque del Gange, per poi galleggiarvi cadaveri. 

 

Le pire sotto cielo sono apparse in decine di servizi, in centinaia d’immagini che il contenimento repressivo del Baharatiya Janata Party non è riuscito a oscurare. Certo, l’apparato mediatico di sostegno ha prodotto, e continua produrre, un’enorme disinformazione tramite i propri canali. La più inquietante riguarda gli apparati e istituti preposti proprio alla notifica dell’attuale stato della malattia. Diversi organi, anche sul web, trasmettono cifre aggiornate ogni ora - attualmente indicano in 320.000 le vittime - ma diversi studiosi di statistica, anche indiani, sostengono che i numeri sono ampiamente sottostimati. I cittadini deceduti per Coronavirus sarebbero oltre un milione, alcuni esperti sostengono che come per altre percentuali il governo impone agli istituti un abbassamento anche di cinque volte i dati finali. Così dopo un anno, l’India potrebbe aver registrato oltre un milione e mezzo di vittime, quota che rapportata al miliardo e 350 milioni di abitanti può apparire contenuta, ma di per sé non lo è, e in ogni caso rappresenta la peggiore catastrofe del Paese dalla sua indipendenza. Nessuna carestia, nessuna inondazione monsonica ha fatto altrettanto. Il guaio è che con l’orientamento dell’attuale esecutivo al potere l’orizzonte rimane oscuro. Accanto all’altolà tutto in spirito nazionalista imposto alla grande azienda farmaceutica di Pune: i vaccini devono restare in loco, e ne sono previsti con un logo che mostra l’effige neanche a dirlo di Modi, il sistema ospedaliero non viene rafforzato, quello preventivo neppure, la sovrappopolazione non solo negli enormi slum, ma nelle stesse periferie delle metropoli con estrema  promiscuità abitativa, lasciano inalterata la minaccia di nuovi focolai. Cui s’aggiunge la questione delle varianti. Chi non viene vaccinato, dunque centinaia di milioni di persone, visto che per quest’anno il governo promette d’inoculare 300 milioni di dosi, presta il fisico a diventare un laboratorio per sviluppi del Sars-CoV 2 in nuove versioni. Le varianti indiane sono due. Forse tre. Per ora. Del domani non v’è certezza.

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