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mercoledì 31 marzo 2021

Colloqui afghani, da Doha ad Ankara

Prende sempre più corpo l’ipotesi dello slittamento d’un semestre del ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan. Ne ha parlato informalmente il presidente americano Biden, ne hanno discusso, per ora sempre informalmente, il supervisore ai colloqui di Doha, Khalilzad e il mullah Baradar. Visto il duraturo stallo la sede degli incontri trasloca in Turchia, com’era stato annunciato tre settimane or sono dal Segretario di Stato Usa Blinken, intento a coinvolgere Erdoğan e spostarlo dall’altro tavolo di trattive per il futuro afghano, quello allestito a Mosca. Sede d’incontri cui partecipano anche osservatori cinesi e indiani, oltre a quelli di Teheran e Islamabad. Mullah Baradar non ha gradito l’ipotesi di posticipare il ritiro militare della Nato, ma da uomo di mondo ha offerto al grande mediatore la contropartita: la liberazione di altri miliziani islamici che salirebbero a 7.000 unità e la cancellazione di numerosi nomi di suoi compagni di lotta dalla lista nera del terrorismo internazionale. Tutto ha un prezzo e le trattative che, dallo scorso settembre s’erano spostate sull’accidentato terreno di quali forma e contenuto dare al futuro governo del travagliato Paese, tornano al mercato dei rimandi e delle richieste di ristoro.  E se finora s’è sempre discusso dei diecimila, o giù di lì, marines da riportare a casa, nulla si dice della presenza dei contractors, che fino a un anno fa risultavano il doppio dei militari Nato, usati in genere per i pattugliamenti pericolosi. Le agenzie statunitensi che li offrono a noleggio, dovrebbero ritirarsi anch’esse dal mercato. Mai discussa, invece, la questione dell’unico tesoro strategico che Washington s’è creato in vent’anni d’occupazione: le nove basi aeree dislocate da ovest (Herat) a est (Jalalabad), da nord (Mazar-e Sharif) a sud (Kandahar) da cui partono attacchi con caccia e velivoli senza pilota, e anche dei droni d’osservazione su territori d’ampio interesse per il Pentagono. Il nemico d’un quarantennio (Iran), l’avversario commercial-politico (Cina), l’alleato pericoloso (Pakistan), l’interlocutore acquisito (India) sono tutti controllabili tramite la tecnologia aerea che decolla da quelle basi. Trasferire in Turchia i colloqui può risultare solo un diversivo se le due componenti che hanno già da tredici mesi firmato ciò che non intendono realizzare, non sono disposte a compiere il primo passo. Le agenzie d’informazione forniscono dispacci quotidiani sugli attacchi mortali di vario genere. Durante questa settimana gli Ied hanno colpito mortalmente il capo del Consiglio degli Ulema della provincia di Takhar, e a Balkh due civili, sono rimasti feriti tre soldati  dell’Afghan National Forces e molti passanti. Un’imboscata nel Logar ha eliminato un colonnello dell’esercito di Kabul, nel distretto di Kapisa è stato freddato un membro dell’Intelligence governativa. Nel mirino dei killer (talebani o dell’Isis del Khorasan) anche diverse attiviste. La Commissione indipendente dei diritti umani lamenta l’uccisione di 14 donne e il ferimento di oltre una ventina.

 

 

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