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venerdì 3 aprile 2020

Coronavirus in India, la rincorsa di Modi


La riconversione in corsa dei treni, tanti treni, addirittura 20.000 carrozze, in posti letto da aggiungere ai centomila ospedalieri, per parare il colpo pandemico del Covid-19, vede il governo Modi cercare di limitare ritardi. Difficilmente i danni. La chiusura delle attività e il blocco dei trasporti avrebbero lasciato quei mezzi nei depositi, da lì la mossa pragmatica ma egualmente affannosa. La condizione della sanità nel Paese resta deficitaria e se coi treni-ospedale i posti letto diventano 320.000, i respiratori aggiuntivi dovranno comunque arrivare dall’estero, perché le riconversioni industriali (che stanno avvenendo anche in parecchie nazioni occidentali) per certi strumenti hanno tempi più lunghi. Nel giro di due-tre settimane le emergenze potranno prendere curve spaventosamente elevate tanto da far collassare anche questa rincorsa all’assistenza. Poiché un problema ancor più assillante dei posti letto e della strumentazione specifica è rappresentato dal personale medico e paramedico, assolutamente insufficiente per prestare soccorso se e quando il numero dei pazienti salirà. L’altra scorciatoia emergenziale che i tecnici del governo stanno attuando riguarda i luoghi di quarantena e hanno pensato agli impianti sportivi. Gli stadi di alcune città vengono adibiti per questi bisogni, sebbene i numeri di contagio forniti dal ministero della Salute risultano tuttora bassissimi (1700 casi). L’incombenza sanitaria ha già innescato un’emergenza sociale legata al fermo d’ogni attività produttiva, e l’attuale drammaticità di sussistenza poteva avere un impatto meno traumatico con un preavviso di blocco nelle settimane precedenti. Bastava essere un po’ lungimiranti, sostengono i critici del governo, e osservare i comportamenti delle nazioni dove la pandemia era già esplosa.

La marea di ritorno da aree industriali, come quella manifatturiera di Gujarat nel sud, verso zone povere significa ora dover distribuire pasti o generi di prima necessità a un’infinità di persone senza denaro (gli statistici ne stimano approssimativamente 100 milioni). Il governo tranquillizza, affermando che a seguito di un’annata oltremodo abbondante i magazzini sono pieni di cereali, ma il Partito del Congresso accusa egualmente il Bharatiya Janata Party di non aver predisposto alcun piano, di procedere a spanna e rincorrere gli eventi come per le “soluzioni” dei treni e degli stadi. Non contento di tanto pressappochismo, il governo sceglie proprio queste giornate di fuoco per attuare la misura sul Kashmir che aveva suscitato proteste la scorsa estate: l’abolizione dell’autonomia di quell’area, prevista da un articolo costituzionale dal 1947. Da ieri chi ha avuto la residenza in Kashmir per un quindicennio può diventarne definitivamente cittadino e anche candidarsi alle politiche. E’ una finestra aperta alla cittadinanza hindu che può entrare a pieno titolo in quest’enclave islamica. L’opposizione critica il governo per la tempistica, una legge tanto divisiva non doveva essere applicata durante una crisi sanitaria in cui c’è bisogno di unità e concordia nazionale. Mentre i politici locali sono ben più preoccupati: la regione, per l’effetto della crisi economica, registra già da oltre un anno un aumento di disoccupazione doppio rispetto a quello nazionale calcolato attorno all’8%. Con l’emergenza Covid-19, tutto peggiorerà.

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