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venerdì 19 aprile 2019

I talebani ribadiscono: nessuna intesa con Ghani


Incontro saltato in Qatar e incertezze sul futuro dei colloqui di pace per l’Afghanistan. Così rispondono i talebani alla forzatura della mega delegazione (250 rappresentanti, fra cui una cinquantina di donne) proposta da Ghani al suo seguito. Alle sollecitazioni del sultano Barakat, del Centro studi qatarino per il conflitto, inizialmente i taliban non avevano eccepito nulla per poi dare forfeit. Intanto il tempo scorre, visto che le delegazioni avevano iniziato ufficialmente gli incontri nello scorso settembre e, guidate dall’inviato di Washington Zalmay Khalilzad, si davano 10-12 mesi per raggiungere un accordo. La tempistica appariva agli osservatori eccessivamente ottimistica sulla base di quanto mostrato dai precedenti tentativi del 2010 e dei periodi seguenti. Eppure nelle varie sedute dei mesi scorsi, le stesse rappresentative dei turbanti avanzavano fiducia nella possibilità di risolvere alcune controversie. Certo, hanno sempre ribadito di non voler trattare con l’attuale governo e questo nodo, che il gruppo di Ghani ovviamente non considera tale, rischia di saltare l’intero tavolo, che pure mostra ulteriori criticità come la questione delle basi statunitensi sparse in varie province. Forse la soluzione praticabile ruota attorno alla figura del presidente, un suo sacrificio a favore di altri del proprio entourage potrebbe diventare un compromesso. I funzionari americani di Cia e Pentagono che seguono gli eventi farebbero capire che si può fare, ma elementi politici afghani, fra cui anche signori della guerra imbarcati nella gestione Ghani (Abdullah, Dostum) non vogliono perdere terreno rispetto ai guerriglieri che vogliono sistemarsi nei posti di comando. Ne consegue il logorante braccio di ferro a distanza che rischia di bloccare le trattative su questioni centrali. Dunque si rimanda ancora, mentre i taliban, tanto per far offrire ulteriori dimostrazioni della propria determinazione, annunciano con le armi l’ennesima offensiva di primavera, anche se in realtà gli attacchi non hanno più stagione: gli studenti coranici quando vogliono colpiscono e si ritirano. In ogni luogo, in ogni periodo.

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