Da giorni il nome
Mohammad Ahmadinejad era comparso nelle considerazioni di taluni commentatori quale
sobillatore dei moti di fine anno in Iran. Finora non c’era stata una pubblica
accusa, alla fine l’hanno arrestato. Sarebbe stato lui, la cerchia di
fedelissimi su cui conserva influenze e su cui avrebbe spinto per creare
problemi a chi l’accusa di corruzioni passate a “incitare alla rivolta”. Nella
non tranquilla vita dell’ex presidente iraniano già si erano inserite le scosse
sismiche, intese come scosse telluriche non socio-politiche, che nel novembre
scorso avevano colpito aree nord-occidentali del Paese, soprattutto nella zona
a maggioranza kurda del Kermanshah. Lì non solo centinaia di vittime, ma decine
di migliaia di persone rimaste senza casa in pieno inverno, hanno avuto diretta
conferma di come il chiacchieratissimo piano di edilizia popolare gestito
all’epoca dell’amministrazione Ahmadinejad producesse i suoi effetti deleteri.
Contro gli evidenti sprechi, l’imperizia e la corruzione da tempo si muoveva la
macchina giudiziaria che si rapporta alle scelte operate da Rohani. Seppure le
motivazioni per una sorta di “vendetta” dell’ex presidente basij contro
l’attuale direzione politica del Paese ci potrebbero essere, sorge il sospetto
che sia in atto un più articolato triangolo di scontro interno e lo spettro
dello scorbutico presidente-militante sia agitato come capro espiatorio di ulteriori
realistici contrasti.
La piazza di Mashaad è controllata
molto più dall’avversario di Rohani alle ultime elezioni, il chierico
conservatore Raisi, lo si è detto e ripetuto: potrebbero essere stati i suoi
sostenitori ad aver dato fiato alle prime proteste, che si sono allargate nei
giorni seguenti in molti centri medio-piccoli, con echi anche nella capitale e
in centri maggiori quali Isfahan e dintorni. La scintilla delle contestazioni è
legata al carovita, indicato chiaramente dalla gente scesa in strada,
l’inflazione che ha portato all’aumento di generi di prima necessita (finanche
pane e uova) e degli stessi carburanti con ricadute su energia elettrica e gas
Aumenti dal 30 al 70%). Il responsabile è individuato nel governo, dunque nella
gestione di Rohani, tutti accusati dalla piazza (e immaginiamo dagli avversari
anche interni) per le carenze economiche che coinvolgono orizzonti più vasti,
con cui chi controlla le transazioni internazionali blocca e rallenta i flussi
di denaro verso la nazione. Una situazione che ha anche visto soffocare alcune
banche facendo piangere micro risparmiatori, imprenditori di piccolo e medio
cabotaggio. E’ l’antico e mai dimentico gioco che utilizza la crisi economica
per tentare una destabilizzazione politica, visto che può anche insistere sul
tema di diritti, libertà individuali, questioni di genere. Attorno a tutto ciò riformisti
e conservatori, dalle diverse anime e dai vari turbanti, si confrontano e
scontrano. E ora magari s’accordano ergendo a capro espiatorio il logoro Ahmadinejad.
Questi, al di là della
propria cerchia esistente ma non corazzata come un tempo, visto ch’era da tempo
fuori dalle grazie di Pasdraran e Guida Suprema, si ritrova al centro d’un
fuoco incrociato: quello degli ex amici tradizionalisti che lo danno in pasto
ai riformisti che lo vogliono sotto accusa per corruzione, danni materiali,
sociali e di sicurezza nazionale. Ma non è finita. Ieri il segretario
dell’Expediency Council ed ex comandante della Guardie della Rivoluzione Mohsen
Rezaee, affermava che le contestazioni dei giorni scorsi avevano un piano
programmato ben due mesi or sono in un incontro tenutosi a Erbil. A esso avrebbero
partecipato: il responsabile della Cia nell’area iraniana, Michael D’Andrea, uomini
della cerchia dell’esponente kurdo Massud Barzani, emissari della monarchia
saudita e dell’organizzazione Mujahhedin-e Khalq, per anni sostenuti dagli
statunitensi in territorio iracheno. Lo scopo diventava cavalcare i malumori
interni esistenti appunto su inflazione, disoccupazione, crescita delle
disparità fra ceti, orientando in alcune aree possibili scontri anche in
maniera violenta, con l’uso di armi contro stazioni della polizia, com’è
accaduto presso Isfahan. Versione per tesi? Probabile, ma non è la sola. Secondo
un redattore dell’agenzia d’informazione kurda Anf News: “Il regime
dispotico iraniano opprime da molti anni la popolazione… Dalla Rivoluzione nel
1979 ha usato le possibilità finanziarie per diffondere la sua ideologia nei
Paesi vicini invece di migliorare il livello di benessere in Iran…” (cfr. http://www.uikionlus.com/cosa-vuole-la-gente-in-iran-perche-la-protesta/). Ognuno dice la sua,
mentre continuiamo a osservare.
Osserviamo, tremando un po' ...
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