L’anno si chiude com’era iniziato nella Baghdad
delle bombe: ventisette morti, cinquantasette feriti, in un mercato denominato
Al Sinak frequentato prevalentemente dalla comunità sciita. Due kamikaze
suicidi si sono fatti esplodere e l’Isis li riconosce come suoi martiri. La
capitale di quel che resta del territorio iracheno, diviso fra più milizie e
più contendenti, ha ampliato l’allerta dallo scorso autunno, quando s’è avviata
l’offensiva su Mosul. Infatti i jihadisti per vendicarsi degli spazi di Daesh
che si restringono, puntano a punire gli avversari. A suggerire questa tattica
ci sarebbe lo stesso Al Baghdadi, che un ultimo documento della Cia, ripreso in
questi giorni da molte agenzie d’informazione, indica vivo e vegeto. Il Califfo,
scampato ad attacchi mirati che hanno colpito alcuni suoi collaboratori,
potrebbe trovarsi nella Mosul assediata. Le indicazioni, diffuse dal network di
propaganda dell’Isis, di difendere strenuamente la parte settentrionale della città
potrebbero servire a dar tempo alla guida massima di trovare riparo altrove.
Intanto si rilanciano caos e terrore nelle aree controllate dalle forze
irachene e la capitale risulta la più vulnerabile. Stamane s’è ripetuto l’incubo noto. Civili,
venditori e clienti, coi corpi lacerati come fossero stracci sotto una pressa e
pozze di sangue sparse per metri. Gli stessi orrori che da due anni anche l’Occidente
deve soffrire e che si presentano come l’incubo d’una quotidianità assediata. Ma
quello strazio, quei lutti non hanno abbandonato l’Iraq dal 20 marzo 2003,
l’avvio dell’invasione statunitense e Nato che ha abbattuto la tirannia di
Saddam senza offrire alternative, neppure i governi fantoccio in stile afghano.
Di fatto la frammentazione etnico-religiosa irachena è addirittura più
intricata, a essa s’accompagna la presenza delle ricchezze del sottosuolo che
le semprevive Settesorelle continuano a non perdere di vista. Una nazione
smembrata, come di fatto è l’ex stato iracheno, fa gola a più soggetti, non
ultime quelle potenze regionali (Arabia Saudita e Iran) che anche in quelle
aree combattono una guerra per procura. E lo Stato Islamico, grande battitore
libero, può fare interessi propri e di alleati amici o di compagni di strada
che si propongono alleati. Non solo d’origine mediorientale.
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