Shalom con cui l’ostaggio ottantacinquenne Yocheved Lifshitz s’accomiata dal miliziano di Hamas, suo sequestratore che l’accompagna verso la liberazione, è la parola che spiazza i due fronti dell’attuale scontro israelo-palestinese. E’ quello che non vuole il governo Netanyahu che fa bombardare case, ospedali, feriti, medici, civili in movimento in attesa di un’invasione di terra rimasta in souplesse. Mentre il gruppo islamico allunga la trattativa sugli ostaggi e, per restituirli, chiede contropartite che Tel Aviv non vuol dare, nonostante siano solo queste a poter riconsegnare i rapiti alle famiglie. Non vogliono la pace i teorizzatori dell’annientamento del Movimento di Resistenza Islamico e chi fra costoro e la Jihad palestinese reclamano l’azzeramento di Israele. Ma nelle tragiche ed estenuanti ore d’un conflitto allungato, finora, a sedici giorni con vittime crescenti fra i palestinesi (5.791, con punte di 700 morti al giorno) e i 1.400 cadaveri contati dagli israeliani, chi ritiene impossibile un pensiero di pace è chi sarebbe deputato a questa ricerca, proprio nella difficoltà del momento. All’odierna assise al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite il ministro degli Esteri di Tel Aviv lì presente Eli Cohen ha sprezzantemente ripreso il segretario generale Guterres che aveva ricordato come “… il popolo palestinese è stato sottoposto a cinquantasei anni di soffocante occupazione”. E sempre Guterres: “le sofferenze del popolo palestinese non possono giustificare gli spaventosi attacchi di Hamas, ma quegli attacchi spaventosi non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese”. Stizzato Cohen ha replicato “In che mondo vive, signor segretario generale? Certamente non nel nostro”. E ancora: “Dopo il 7 ottobre non c’è più spazio per un approccio equidistante. Hamas deve essere cancellato dal mondo”. Ancor più tranciante Gilard Erdan, ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite: “Guterres mostra comprensione per la campagna di omicidi di massa di bambini, donne e anziani: non è adatto a guidare l’Onu. Si dimetta immediatamente”. Non ha puntualizzato se negli omicidi cui faceva riferimento fossero contemplati bambini, donne e anziani della Striscia di Gaza. All’Assemblea dell’Onu non c’era alcun membro di Hamas (sic), probabilmente non avrebbe pronunciato frasi pacifiche e distensive. Sicuramente non pronunceranno più nulla i capi dell’organizzazione, Jamila al-Shanti al-Rantisi e Jehad Mohaisen obiettivi mirati e disintegrati in questi giorni da Israel Defence Forces. Assieme a migliaia di civili.
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