Sempre più tonico, oltre che tronfio, il premier guerrafondaio del popolo ucraino Volodymyr Zelensky, incontra i potenti del mondo occidentale in T-shirt attillata e bicipiti gonfi. Nei centoquattordici giorni di guerra che il suo esercito combatte contro l’invasore russo, il primo cittadino di Kiev accanto ai proclami lanciati via etere, cavo o in presenza davanti a chi va fargli visita, prospettandogli ogni sorta d’aiuto, trascorrerà il suo temo - così immaginiamo - a esercitarsi con manubri e bilanciere in una ‘palestra di guerra’ messa su nel rifugio istituzionale. E’ che dalle prime apparizioni, non tanto quelle sugli schermi in cui impersonava il “Servitore del popolo”, ma le successive del febbraio scorso che lo facevano militante-servitore-militare, abbigliato in verde mimetico, sfoggiava possanza muscolare mostrandosi in maglietta anche in pieno inverno. E’ vero che le riprese si facevano al chiuso, che il metano moscovita ancora circolava verso sud e riscaldava certi ambienti, almeno quelli istituzionali, ma i curatori d’immagine cui s’accompagna da tempo già gli suggerivano la divisa del combattente nella versione rassicurante del bel ragazzone tutto cuore, coraggio e muscoli. Le prime due virtù si conservano intonse, la muscolosa mascolinità sembra accresciuta. Forse, accanto a truccatori, suggeritori, gost-writer, il buon Volodymyr godrà delle tabelle d’un personal trainer periodicamente attento a indicargli serie e ripetizioni per aumentare la massa di biceps et triceps. E con essi la solidità della sua immagine di statista di strada, uomo col fisicaccio, ben diverso dagli abatini, giovani e meno, interlocutori nei pellegrinaggi al suo cospetto. Nel mito americano e hollywoodiano probabilmente alla base dell’immaginario di Vol dal momento della folgorazione per la finzione scenica e la politica, e la politica vissuta quale finzione scenica, tutto sta procedendo secondo i piani. Purtroppo il popolo che rappresenta gli si affida nella deriva guerrafondaia senza sbocchi. Un risultato, comunque, lo consegue. Avere sbriciolato il mito macho del russo più russo: Vladimir Putin. Le cui cavalcate, l’hiza guruma, i tiri d’hockey ghiaccio e quelli al piattello sono robetta da ex atleta che vive di ricordi. Sul fisico – che sempre conta – il Vladimiro ucraino batte quello russo due bicipitoni a zero. E avanti con applausi e armi.
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