E’
la morte del diritto a spingere la rete cairota d’informazione sui diritti
umani (Arabic Network Human Rights
Information) a interrompere la propria attività. L’annuncia lo stesso
gruppo che in questi anni oscuri di omicidi, sparizioni, detenzioni, torture,
persecuzioni compiuti dal regime contro cittadini egiziani, ha tenuto accese
luce e speranze assistendo chi ne aveva bisogno. Finendo direttamente tormentato
e stritolato fra mukhabarat e
magistrati compiacenti al presidente al Sisi e al suo piano di feroce
repressione che incrimina gli stessi avvocati degli imputati e quelli della
citata associazione. Anhri ribadisce
d’aver fatto di tutto, proseguendo strenui tentativi di difesa di spazi di
libertà ossessivamente violati dal governo non solo verso attivisti e
giornalisti, ma nei confronti d’ogni persona che proponga una libera
espressione, pur slegata da partiti politici. Altre Ong che s’occupano della
questione dei diritti subiscono molestie, però i membri di Anhri sono stati oggetto di furti, attacchi fisici, convocazioni
poliziesche illegali, arresti, torture. La cessazione dell’attività, dopo
diciotto anni d’instancabili battaglie civili e legali, inseguendo gli spazi
che la legislazione della nazione consentiva, è sicuramente uno stop
inaccettabile per i sentimenti di democrazia e libertà che l’organismo persegue
e difende. Deve, comunque, far riflettere quel mondo libero che osserva e si
rapporta all’Egitto sulla caduta agli inferi di questa nazione. “Oggi abbiamo sospeso il nostro impegno
istituzionale, ma continueremo a essere avvocati coscienti e come individui
indipendenti, difensori dei diritti umani lavoreremo a fianco con altre
organizzazioni che curano i diritti umani” ha dichiarato il direttore Gamal
Eid. Ecco un sunto della “cura Sisi”
rivolta al network dal 2013: confisca del quartier generale di Anhri che non ha più potuto recuperare
forniture e documenti; nel 2015 sequestro della pubblicazione Wasla; nel 2016 divieto di spostamenti
al fondatore e direttore dell’organismo più congelamento dei fondi di Anhri e chiusura delle sue biblioteche
pubbliche; ancora nel 2016 diffamazione del direttore, di sua moglie e della
figlia minore; nel 2017 blocco del sito web Katib;
convocazione di due avvocati del gruppo da parte della National Security; nel
2018 arresto e torture a un funzionario Anhri;
nel 2019 furti e attacco fisico a Eid; ancora nel 2019 arresto dell’avvocato
del gruppo Amr Imam, con una progressione repressiva nell’ultimo biennio volta
a imprigionare tutti i legali della struttura così da bloccare qualsiasi iniziativa
giuridica.
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