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mercoledì 19 maggio 2021

Gaza, l’arma della resistenza oltre le armi

Il conflitto a distanza fra le Intelligence israeliana e iraniana vede in azione da circa un ventennio agenti del Mossad e quelli dei Pasdaran in un’ampia area mediorientale. I primi usano infiltrare il nemico, e per colpire gli ingegneri di Teheran impegnati nel programma nucleare hanno probabilmente reclutato dissidenti persiani. I reparti Al Qods hanno intrapreso una copiosa formazione di quadri militari fra gli Hezbollah libanesi e i combattenti di Hamas e della Jihad palestinese. Nell’attuale ‘guerra’ fra Israele e Hamas - come i media mainstream amano definire l’impari battaglia dell’aria di questi giorni (227 vittime palestinesi, 12 in Israele) - appare un ben superiore impatto balistico della resistenza gazawi rispetto all’ultima grossa offensiva ricevuta dall’Idf col cosiddetto ‘Margine di protezione’. Sebbene i missili in dotazione ai miliziani palestinesi non possano competere con quelli che esplodono con precisione millimetrica sulla propria lingua di terra, né possono essere teleguidati verso obiettivi avversari, la loro gittata (alcuni sui 100 km), il numero (oltre 3.000 razzi in otto giorni), l’intensità (fino a 470 lanci quotidiani) evidenziano alcune novità. Una capacità considerevole nonostante lo stato di embargo vissuto dal milione e mezzo di abitanti della Striscia e dalle stesse forze politico-militari impegnate in una Resistenza che si mostra viva, anche sul fronte delle armi. I tanto discussi razzi non giungono più dall’esterno, spediti com’erano fino qualche anno fa attraverso celate e lunghe vie di percorrenza: rotte marine nel Mar Rosso verso il Sinai o via terra dal Sudan ed Egitto, quindi sempre coi carovanieri trafficanti di tutto sino ai cunicoli del confine sud di Gaza. Quel periodo s’è chiuso. Vitali restano sempre i tunnel contro cui Israele lancia bombe oppure cerca di tamponarli anche con progetti di mura sotterranee, compiacente il regime di Al Sisi. La dozzina di chilometri meridionali della Striscia non è sigillata e la Santa Barbara della resistenza armata palestinese vive un’altra fase. Quella della fabbricazione in loco. L’Intelligence iraniana ha istruito nuovi quadri alla fabbricazione degli esemplari dei proiettili usati in questi giorni, che provocano qualche problema Israele, non solo nelle zone prossime ai detestati gazawi. 

 

Taluni missili hanno gittate lunghe, circa 100 km, dunque possono raggiungere e superare Tel Aviv. La tecnologia è quella dei Fajr iraniani. Ciò che ha maggiormente preoccupato lo Stato maggiore d’Israele è la quantità di razzi lanciati e la loro modalità, cioè l’uso della balistica. L’intensità dei lanci può confondere l’intercettazione del pur sofisticato sistema di protezione aereo - l’Iron Dome - che tutela il territorio israeliano. I razzi giunti a bersaglio, e in qualche caso mortali, costituiscono quel 5% di tiri non intercettati dal meccanismo difensivo. Ma i palestinesi, oltre ad aver acquisito nozioni per la produzione in loco con tanto di base di lancio, sono stati addestrati alle variabili del moto dei proiettili. Non sfruttando tutta la lunga portata del razzo e tenendo una traiettoria bassa si riesce a ingannare i radar del controllo elettronico israeliano e a bucarlo. Il Mossad, come suo costume, non resta a guardare. Fra i nemici eliminati in questi giorni ci sono anche alcuni esperti di balistica e ingegneria: Juma Talha, responsabile di Ricerca e Sviluppo del governo di Hamas, Sami Radwan che era a capo del Dipartimento Tecnico nella Striscia e l’ingegnere Jamal Zabdeh per i Progetti Industriali. Freddati dai missili intelligenti, e investigatori, diremo noi. Come facesse Israele a sapere dove questi uomini si trovassero, seppure la Striscia sia un territorio circoscritto, appartiene al ‘mestiere’ dell’Intelligence. Aggirare l’Iron Dome è sicuramente più difficile che perforare la rete di protezione di cui la resistenza si dota. La guerra di spie, informatori, infiltrati di Israele col Partito Islamico e i suoi sostenitori regionali va avanti da tre decenni e continuerà. Come proseguirà la resistenza ben oltre la tecnologia delle armi, visto ciò che mostra il sentimento di ciascun palestinese a ogni livello.

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