Il conflitto a distanza fra le Intelligence israeliana e iraniana vede
in azione da circa un ventennio agenti del Mossad e quelli dei Pasdaran in
un’ampia area mediorientale. I primi usano infiltrare il nemico, e per colpire
gli ingegneri di Teheran impegnati nel programma nucleare hanno probabilmente reclutato
dissidenti persiani. I reparti Al Qods hanno intrapreso una copiosa formazione di
quadri militari fra gli Hezbollah libanesi e i combattenti di Hamas e della
Jihad palestinese. Nell’attuale ‘guerra’ fra Israele e Hamas - come i media
mainstream amano definire l’impari battaglia dell’aria di questi giorni (227
vittime palestinesi, 12 in Israele) - appare un ben superiore impatto balistico
della resistenza gazawi rispetto all’ultima grossa offensiva ricevuta dall’Idf
col cosiddetto ‘Margine di protezione’. Sebbene i missili in dotazione ai
miliziani palestinesi non possano competere con quelli che esplodono con
precisione millimetrica sulla propria lingua di terra, né possono essere
teleguidati verso obiettivi avversari, la loro gittata (alcuni sui 100 km), il
numero (oltre 3.000 razzi in otto giorni), l’intensità (fino a 470 lanci
quotidiani) evidenziano alcune novità. Una capacità considerevole nonostante lo
stato di embargo vissuto dal milione e mezzo di abitanti della Striscia e dalle
stesse forze politico-militari impegnate in una Resistenza che si mostra viva,
anche sul fronte delle armi. I tanto discussi razzi non giungono più
dall’esterno, spediti com’erano fino qualche anno fa attraverso celate e lunghe
vie di percorrenza: rotte marine nel Mar Rosso verso il Sinai o via terra dal
Sudan ed Egitto, quindi sempre coi carovanieri trafficanti di tutto sino ai cunicoli
del confine sud di Gaza. Quel periodo s’è chiuso. Vitali restano sempre i tunnel
contro cui Israele lancia bombe oppure cerca di tamponarli anche con progetti
di mura sotterranee, compiacente il regime di Al Sisi. La dozzina di chilometri
meridionali della Striscia non è sigillata e la Santa Barbara della resistenza
armata palestinese vive un’altra fase. Quella della fabbricazione in loco. L’Intelligence
iraniana ha istruito nuovi quadri alla fabbricazione degli esemplari dei proiettili
usati in questi giorni, che provocano qualche problema Israele, non solo nelle
zone prossime ai detestati gazawi.
Taluni missili hanno gittate lunghe, circa 100 km, dunque
possono raggiungere e superare Tel Aviv. La tecnologia è quella dei Fajr
iraniani. Ciò che ha maggiormente preoccupato lo Stato maggiore d’Israele è la
quantità di razzi lanciati e la loro modalità, cioè l’uso della balistica.
L’intensità dei lanci può confondere l’intercettazione del pur sofisticato
sistema di protezione aereo - l’Iron Dome - che tutela il territorio israeliano.
I razzi giunti a bersaglio, e in qualche caso mortali, costituiscono quel 5% di
tiri non intercettati dal meccanismo difensivo. Ma i palestinesi, oltre ad aver
acquisito nozioni per la produzione in loco con tanto di base di lancio, sono
stati addestrati alle variabili del moto dei proiettili. Non sfruttando tutta
la lunga portata del razzo e tenendo una traiettoria bassa si riesce a
ingannare i radar del controllo elettronico israeliano e a bucarlo. Il Mossad,
come suo costume, non resta a guardare. Fra i nemici eliminati in questi giorni
ci sono anche alcuni esperti di balistica e ingegneria: Juma Talha,
responsabile di Ricerca e Sviluppo del governo di Hamas, Sami Radwan che era a
capo del Dipartimento Tecnico nella Striscia e l’ingegnere Jamal Zabdeh per i
Progetti Industriali. Freddati dai missili intelligenti, e investigatori,
diremo noi. Come facesse Israele a sapere dove questi uomini si trovassero, seppure
la Striscia sia un territorio circoscritto, appartiene al ‘mestiere’ dell’Intelligence.
Aggirare l’Iron Dome è sicuramente più difficile che perforare la rete di
protezione di cui la resistenza si dota. La guerra di spie, informatori,
infiltrati di Israele col Partito Islamico e i suoi sostenitori regionali va
avanti da tre decenni e continuerà. Come proseguirà la resistenza ben oltre la
tecnologia delle armi, visto ciò che mostra il sentimento di ciascun palestinese
a ogni livello.
Hanno inventato la pulizia politica.
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