Dalla
seconda macchina, Giulietta anch'essa, per frantumare il soffio vitale del corpo
tramortito di Pasolini, fase tragica e terminale d’un pestaggio attuato
sembrerebbe più per punirlo che per assassinarlo, la macchinazione ritessuta
dall’omonimo film di Davide Grieco introduce questa variante al mistero meno
misterioso fra le regìe occulte della storia d’Italia. Il Pasolini che doveva
morire era già stato narrato sul grande schermo da Marco Tullio Giordana (Pasolini, un delitto italiano), le due
pellicole danno corpo a quei sospetti rincorsi da qualche giornalista
dell’epoca (Furio Colombo) e taciuti dalla maggioranza dei media e soprattutto
da chi era preposto alle indagini (poliziotti e magistrati). Certo, teorie
senza prove certe. Tranne le confessioni indotte e, nell’ipotesi di Grieco,
recitate seppur maldestramente da quel bugiardo naturale che è Pino Pelosi,
omicida o capro espiatorio dietro il quale s’è annidato il complotto, piccolo o
grande che fosse, per eliminare un personaggio ingombrante per i Palazzi del
potere. Un sistema che il regista-poeta attaccava nel triennio 1972-75 dalle
stesse pagine del Corriere della Sera,
messegli a disposizione da quel direttore naif e ‘fuori controllo’ quale fu
Piero Ottone.
Invece
talune prove, come il sangue che imbrattava il tettuccio della Giulietta di
Pasolini che probabilmente non era solo suo né tantomeno di Pelosi, si sa che vennero
trascurate per giorni e lavate dalla pioggia senza che si effettuassero gli
accertamenti del caso. E pure nell’area del delitto, dove orme, tracce, cicche
di sigarette fumate e forse altro finirono calpestate e cancellate da centinaia
di suole di chi accorreva sullo sterrato dell’Idroscalo dove la mattina del 2
novembre veniva rinvenuto il cadavere straziato. Sappiamo anche che la teoria
del complotto è stata a lungo osteggiata da alcuni parenti e amici del poeta. A
cominciare dal cugino Naldini e dal critico Vigorelli, entrambi omosessuali,
che puntavano il dito contro la deriva, a loro dire, sodomasochista intrapresa
da Pier Paolo con incontri casuali ad alto rischio che potevano scivolare in
notti brave e avventure violente. Rimproverandogli tutto ciò, alcuni parenti e
conoscenti hanno opposto dubbi alla ricostruzione politica del delitto. Che,
comunque, resta, soprattutto per l’intreccio della vicenda Cefis-P1 e P2, ricomposte
come un puzzle nel frammentato e pur letterario Petrolio. Sull’enigmatico tema riportiamo una riflessione scritta
tempo addietro (http://www.pierpaolopasolini.eu/saggistica_EnricoCampofreda_ipotesi-su-ppp.htm) di cui, pur fra manipolazioni e depistaggi, posteri abbiamo
potuto constatare la veridicità.
Interessanti
due spunti offerti dal lavoro di Grieco, che risaltano nella scena
dell’intervista concessa a un ritardatario, ma meditativo giornalista francese.
La solitudine finale in cui il poeta versa per carattere, scelte, condizioni
oggettive ormai cadenzate dalle riflessioni taglienti su politica, società,
sistema, spesso trasformate in invettive anti ortodosse, corsare e luterane. Considerazioni
controcorrente, scomodissime per il potere e quella sinistra alla quale
rivendicava con orgoglio d’appartenere, ma che lo considerava un corpo estraneo,
anche per ragioni di buoncostume e opportunità. Attorno ha pochissime presenze,
nessun politico, pochi editori, che secondo i casi lo blandiscono e respingono,
la lucida rudezza e l’assenza di diplomazia lo isolano fra gli stessi intellettuali.
Così Pasolini diventa un bersaglio facile per chi ripaga con l’odio ideologico
il suo disprezzo culturale. I nemici-assassini possono utilizzare il filo del
sesso che lo lega all’ambiente praticamente scomparso del sottoproletariato.
Ragazzi di vitaccia, più che di vita, soggetti senz’anima diversi da quelli conosciuti
vent’anni prima in una città feroce, ma allegra e passionale. Chi li rimpiazza
negli anfratti della vendita dei corpi che il poeta non ha mai smesso di
frequentare, combattuto fra un iperrealismo quasi distruttivo e un mai sepolto
sentimentalismo, paiono cinici alieni. Incapaci di respingere qualsiasi manipolazione
di chi per interessi consumistici, ideologia, voglia di dominio può
trasformarli in assassini, consapevoli o meno. Individui senza pietà in una
società spietata.
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