Non le
bombe, che usano loro, i terroristi. Le nostre bombe non li neutralizzeranno
perché dovremmo tempestare di fuoco i loro quartieri che sono nelle nostre
città. Ogni angolo d’Occidente ha la sua Molenbeek e non saranno gli Orbán e i Salvini
a cancellarle. Le nostre bombe, sganciate da caccia e droni, colpiscono
altrove. Magari neppure i parenti dei miliziani maghrebino-belgi, ma gli
iracheni e gli afghani sì. Anche quest’intervento, dunque, non serve, lo dimostrano
quindici anni di ‘guerra al terrorismo’ che hanno solo fatto lievitare il
terrore. Da Oriente a Occidente. E’ vero che terrorismo sarebbe cresciuto per
proprie strategie, però la politica imperialista lo concima bene. E lo arma e
lo finanzia, con e senza gli alleati sunniti. Egualmente non bastano le forze
di sicurezza che in Belgio, come in Afghanistan, non funzionano affatto. Siamo
d’accordo con Giuliana Sgrena che, nell’odierno editoriale su Il Manifesto, medita sul tema e afferma
un’altra verità quando dice che occorre una conoscenza approfondita
dell’ideologia di quel wahhabismo che costruisce martiri, fabbricandone
illusioni e seminando morte. E allora: “Chi
può supplire a questa carenza di conoscenze interne a quel mondo? - si
chiede Sgrena.
E si
risponde: “Solo un’intelligence che abbia
come obiettivo quello di raccogliere informazioni non per giustificare un
intervento militare o compiacere un governante ma per essere al servizio della
sicurezza dei cittadini e dello stato”. E noi ci chiediamo e le chiediamo:
esiste? Lei ricorda (come non potrebbe) la sua personale vicenda e il
sacrificio di chi le salvò la vita, il Nicola Calipari che “è stato fondamentale per la mia salvezza e
quella di altri ostaggi, perché conosceva il terreno, sapeva come e con chi
trattare, era consapevole che senza la conoscenza dell’intelligence non ci può
essere una strategia politica”. Tutto vero. Ma oltre quel tragico evento,
quali strategie aveva potuto attuare Calipari per indirizzare diversamente il
corso di quella storia? Alla fine ne è rimasto vittima, ucciso dal fuoco “amico”
di chi comunque decide la sorte dell’esistenza di tutti. Fu solo un errore o
una mancanza di coordinamento fra apparati? Inutile perdersi nei meandri di
segreti che non sapremo mai, oppure sì: perché sulla vicenda è subentrato il
classico segreto di Stato? Peccheremo forse di ruvida ingenuità continuando a
pensare, come la parte politica cui Sgrena appartiene, che i nostri Servizi interni
e quelli internazionali non puntino alla sicurezza dei cittadini e in tanti casi neppure
dei propri addetti.
Non
solo Calipari ha terminato anzitempo i suoi giorni. Simile sorte, certo in
contesti differenti, hanno vissuto personaggi se non agenti dell’Intelligence, comunque coinvolti con tanto di divisa e gradi
in segreti di Stato come la strage di Ustica. Gli apparati di sicurezza
potranno anche reclutare, formare, utilizzare agenti galantuomini della stoffa
di Calipari, ma costoro dovranno sempre render conto a comandi, governi, partiti
che li utilizzano in tante occasioni per strategie né democratiche né
libertarie. Perché questi piani rispondono a progetti decisamente più ampi, a linee
di sicurezza per l’Occidente tuttora dettate dalla Nato, che, la Sgrena e Il Manifesto sanno, si tracciano a
Washington e a Langley. Questo insegna la Storia, lontana e recente. E se il
conflitto, o guerra asimmetrica col terrore, prevede anche altri terreni su cui
l’Europa è coinvolta, come la questione dei profughi, è sempre la Politica, con
la maiuscola, a dettare le danze. A dare le misure di ciò che i “tecnici delle
Intelligence” devono o non devono fare. Purtroppo anche gli agenti
galantuomini, se pure ci sono, dipendono dalle strategie del Potere.
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