Roghi,
come nella peggiore tradizione oscurantista e oppressiva. Li hanno subìti
migliaia di libri accatastati in strada a Mosul, una delle grandi città
controllate dalla scorsa estate dai miliziani dello Stato Islamico, cui non
piace che la popolazione legga e s’informi. Detestano l’istruzione e la circolazione
d’idee prima ancora di odiare e bollare come blasfeme altre religioni. Vogliono
sudditi asserviti, controllati e incattiviti da scagliare nel grande Jihad
lanciato contro l’Occidente. Da giorni Mosul registra arresti di librai che
tenevano in bottega testi cristiani, qualcuno anche antico e raro, vere opere
d’arte. Una repressione che viene additata da predicatori formati nella terra
dei sovrani sauditi, molto carezzati e omaggiati dall’Occidente, ed eseguita
dalla polizia della “fede e della moralità”. Quella vestita di nero che gira in
strada per applicare la Sharia, pronta a controllare che i commercianti non
rubino e i funzionari non si facciano corrompere. E che non vuole arte né
musica nelle scuole, dove segrega sessualmente studenti e giovani.
Quella
che punisce blasfemi e adultere, se va bene a frustate, nei casi più gravi con
la lapidazione, condanna antichissima e orrenda quanto le esecuzioni
ricattatorie dei tagliagole. Notizie che giungono tramite agenzie da Mosul e
dintorni parlano d’una distruzione sistematica all’interno della biblioteca
cittadina. Giovani jihadisti dall’aria invasata si lanciavano su scaffali e
teche frantumando e calpestando con disprezzo le preziose presenze cartacee. Tranne
che taluni testi islamici ogni pubblicazione di filosofia, storia, scienze,
poesia, letteratura veniva considerata degna di censura e, poiché propagatrice
d’idee peccaminose, data alle fiamme. Così certi tomi preziosi - fortunatamente
scampati alla combustione del fosforo bianco che durante l’Iraqi Freedom bruciava per giorni uomini e cose, quei libri salvati
da gente comune, da fedeli musulmani coscienziosi, non sono più fra noi. Sono
stati ridotti in cenere, com’erano tornati polvere reperti archeologici delle
civiltà mesopotamica durante i bombardamenti della Nato sul Museo di Baghdad.
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