Le
bombe s’impossessano dell’esplosiva situazione politica egiziana e gli
attentati si susseguono a ritmo quasi quotidiano in vari centri urbani. Giovedì
mattina paura e sangue si sono riaffacciati al Cairo, nella zona di Nasr City
già carica di tensioni da un anno a questa parte: da lì prese il via la
protesta contro il deposto presidente Mursi. Un autobus di linea è stato
investito da una deflagrazione che ha ferito cinque persone, una di esse ha perso la vita. Testimoni sostenevano che lo scoppio
fosse avvenuto all’interno alla vettura, si è invece stabilito che la
rudimentale bomba costruita con polvere da sparo e schegge di marmo si trovava
in un’aiuola a ridosso della fermata del bus. Un successivo sopralluogo poliziesco
ha rinvenuto altri tre ordigni simili inesplosi. Niente a che vedere con
l’impatto devastante creato dall’attentato di martedì 24 a Mansoura che ha
investito un’ampia area (le vittime sono salite a sedici e i feriti a
centocinquanta) http://www.lemonde.fr/afrique/video/2013/12/24/egypte-les-degats-d-un-attentat-meurtrier-a-la-voiture-piegee_4339487_3212.html.
Quest’attacco al quartier generale della polizia, che ha perso otto suoi agenti,
è stato avocato a sé dal gruppo jihadista Ansar Beit Al-Maqadis attivo da mesi
nell’area del Sinai.
Attentati veri, attentatori dubbi – Stabilire la paternità di simili atti, rivendicazioni
a parte, è un fattore che s’ingarbuglia nell’intrigo della politica nazionale
fortemente sostenuto dal ferreo patto fra Fronte di Salvezza Nazionale e lobby
militare. La mano degli attentati può essere effettivamente jihadista o mossa
dall’Intelligence locale e internazionale. Per non parlare delle infiltrazioni
che, comunque, non sono a senso unico visto che alla maniera talebana lo stesso
esercito di Al-Sisi può essere usato dagli oppositori. La storia del fallito
attentato al ministro dell’Interno Mohammed Ibrahim, confessato in un
video-propaganda dall’autore del gesto, l’ex maggiore Walid Badr, può risultare
sintomatica di un fenomeno in corso: il reclutamento al jihad di militari o
l’inserimento nelle file del nemico di propri adepti. Situazione in cui cadde
vittima proprio il presidente Sadat nel lontano 1981. http://www.lemonde.fr/afrique/video/2013/10/28/egypte-les-images-de-l-attentat-manque-contre-le-ministre-de-l-interieur_3504013_3212.html
In verità si potrebbe diffidare della medesima rivelazione di Badr, visto che
il ministro è scampato alla spettacolare esplosione del 5 settembre scorso e
che, come qualsiasi azione paramilitare, essa può portare acqua al mulino della
stretta repressiva del governo delle Forze Armate.
Pogrom di Stato contro gli odiati
Fratelli – Quest’ultimo col marchio
terroristico apposto dal vicepremier Hossam Heissa alla Fratellanza Musulmana la
riconduce al buio periodo seguito all’attentato a Sadat, dal quale pur non
praticando alcun jihad la Confraternita ereditò prigionie, torture e uccisioni
per volontà di Mubarak. Il marchio terroristico apposto alla Brotherhood puzza di
piano preconfezionato o di prassi comunque espiatoria nei confronti dell’ingombrante
movimento dell’Islam politico, unico a subire le purghe governative (i salafiti
non sono attaccati in questo modo). Così poco prima che scoppiassero le bombe
nel Delta del Nilo El-Beblawi pensava d’incarcerare anche il suo predecessore
Qandil, ultimo esponente dell’establishment rimasto in libertà. Anche lui
finisce in galera, come migliaia di oppositori musulmani che da due giorni in
450 hanno iniziato uno sciopero della fame per protestare contro l’ennesimo arresto
illecito, e per sottolineare le oscure trame della via del terrore che ormai s’impossessa della vita quotidiana.
Scioperi della fame - Scende in sciopero della fame anche una triade illustre
della Primavera tradita: Ahmed Maher, Mohammed Adel, Ahmed Doume del movimento
“6 Aprile”. Tutti condannati a tre anni di detenzione e reclusi dallo scorso
novembre per essersi uniti, coi propri seguaci, a sit-in e cortei dell’Alleanza
per la Legalità. Schieramento che dal golpe bianco di luglio e dai massacri di
metà agosto conduce a rischio delle personali libertà e incolumità la protesta
delle “quattro dita” contro militari e politici considerati impostori. Però
quest’ultimi godono d’un ampio appoggio fra la popolazione. Non solo coloro che
vivono in rapporto alla filiera economica nutrita dalla lobby delle stellette, ma
da quella parte dell’Egitto votato a far fuori con ogni mezzo la presenza dell’Islam
moderato. Una prosecuzione dello scontro in atto ormai da un anno e mezzo che
assume contorni sempre più esasperati e sanguinosi. Da cui non si escludono
schieramenti a parole votati alla democrazia: Partito socialdemocratico, Wafd,
Partito degli Egiziani liberi, stretti al Fronte di Salvezza Nazionale nel
decretare la cancellazione politica, sociale, organizzativa e ideale dei
Fratelli.
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