martedì 26 febbraio 2019

India-Pakistan: alta tensione


L’aveva detto, l’ha fatto. Il premier indiano Modi dopo l’attentato mortale (42 vittime) compiuto in Kashmir da un gruppo islamista contro una pattuglia di militari di Delhi, aveva promesso una punizione esemplare. Questa è giunta stamane da cielo: un attacco aereo che ha varcato il confine pakistano per bombardare un campo dove si presume si raccolgano e addestrino i miliziani del gruppo Jaish-e Mohammed. L’iniziativa può creare tensione col governo di Islamabad, la cui aviazione ha risposto con jet che hanno messo in fuga gli invasori dello spazio aereo. Era dall’inizio degli anni Settata, quando un conflitto fra i due Stati si concluse con la creazione della nazione autonoma del Bangladesh, che gli apparati militari non arrivavano a scontrarsi. Proprio la regione del Kashmir a maggioranza islamica ha già provocato conflitti: nel 1947, quando il Pakistan ottenne la propria autonomia e s’impose come Paese musulmano. E nuovamente nel 1965 e nel 1999. Alcune di queste furono tensioni protratte nel tempo, disputate anche con l’inquietante minaccia nucleare, visto che le due popolosissime nazioni sono entrambe dotate di testate nucleari a seguito di alleanze e appartenenze a sfere geopolitiche.
Nel rispondere alle proteste pakistane il segretario del ministero degli Esteri indiano ha affermato che “l’azione antiterroristica è riuscita, colpendo guerriglieri e loro preparatori”, gli unici obiettivi del raid. Ha poi ribadito che “dopo la strage di propri militari serviva un segnale forte”, lanciato non solo al gruppo jihadista, ma a chi in territorio pakistano li protegge. L’attacco indiano sembra aver coinvolto la provincia di Khyber Pakhtunkhwa a nord di Peshawar, area parecchio oltre il confine, i chilometri sono almeno sessanta non sei come hanno dichiarato i dispacci militari di Delhi. Invece fonti pakistane parlano d’una zona non distante dalla cittadina di Balakot, dunque nel Kahmir sotto giurisdizione pakistana (un’altra fetta della regione ha l’amministrazione indiana). La spedizione punitiva dell’aviazione indiana avrebbe seguito immediatamente l’attacco suicida del gruppo jihadista, è stata rimandata per “non disturbare” la visita del principe saudita bin Salman impegnato a firmare accordi economici per venti miliardi di dollari col premier locale Khan. Comunque la sortita dell’amministrazione Modi è ampia: sono state perquisite case di noti esponenti separatisti kashmiri e, secondo l’emittente Al Jazeera, gente del confine riferisce devastazioni ai propri beni di cui non s’è occupato alcun media. E mentre Imran Khan afferma che certe operazioni indiane sono legalmente perseguibili, il ministro degli Esteri Qureshi alza il tiro: “Il Pakistan si riserva di ricorrere al proprio diritto all’autodifesa”.

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