Combattimenti
aumentati, insicurezza totale, civili ancora massacrati, usurpazione e violenza
a scandire giorni e ore di chi vive nella terra dell’Hindu Kush. Il rapporto
annuale di Human Rights Watch
raccoglie e testimonia tutto ciò senza far sconti al cosiddetto governo di
unità nazionale con cui l’amministrazione Obama ha cercato d’inventarsi
l’ennesimo esecutivo fantoccio. Maggiormente mascherato rispetto ai governi
Karzai, eppure non meno inquietante sul fronte dei problemi irrisolti e
addirittura aumentati.
Chi controlla cosa - I
distretti finiti sotto il totale controllo talebano sono sensibilmente
aumentati. Il rapporto non li quantifica, nei mesi scorsi alcuni analisti hanno
contato 20 se non addirittura 24 province a giurisdizione talebana, calcolando
probabilmente anche quelle dove le milizie degli insorgenti sono semplicemente
presenti e battagliano contro l’Afghan
National Security Army. Sta di fatto che ampie zone che il governo
di unità nazionale afferma di dirigere, compresa la capitale, non sono affatto
sicure. Le stesse Nazioni Unite ammettono che metà del territorio afghano è
diventato estremamente pericoloso. Chiunque rischia di saltare in aria sui
numerosissimi Ieds disseminati in fasce sempre più vaste del territorio, più
che durante i grandi attacchi talebani alle forze Nato del biennio 2009-2010. Per
ragioni d’opportunismo, prima che d’opportunità politica, Ghani e i suoi
protettori d’Oltreoceano vendono la storiella d’una nazione in evoluzione alla
ricerca d’una dimensione democratica. Di fatto non esistono princìpi che
possano sostenere tale versione. Accanto agli ordigni di terra, agli attentati
kamikaze, ai bombardamenti dal cielo, usurpazione e violenza continuano a
devastare l’esistenza dei civili, causandone il 70% dei decessi.
Vittime civili - Si è
registrato un incremento di attacchi rivolti a figure pubbliche, accanto ai
sempre bersagliati uomini dell’apparato militare, è stata la volta di giudici,
procuratori e personale del ministero di Giustizia. Fra gli obiettivi
cominciano a rientrare gli operatori delle Ong, cosicché il lavoro in tale
settore è diventato a rischio, per esterni e per locali, e sono diminuiti anche
gli stanziamenti, complice la recessione globale. Si registrano decessi per
l’aumento dell’uso di razzi lanciati su case situate in aree urbane, autori
indistintamente miliziani in turbante e truppe dell’esercito. Ad aprile Ghani
ha introdotto una norma per limitare soldati con meno di 18 anni d’età che,
però, continuano a essere reclutati. Anche i talebani raccolgono nelle loro
file i quattordicenni, usandoli spesso per azioni suicide; sono stati lanciati
assalti contro le scuole chiuse a Kunduz, Ghor e nel Nuristan. Nel mese di
maggio è stata approvata una dichiarazione per salvare le scuole, proteggere
studenti, insegnanti e il personale che ci lavora. In alcune province
settentrionali (Faryab, Kunduz) gruppi fondamentalisti sono accusati di abusi
sugli abitanti di villaggi e rapimenti di persone detenute come ostaggio per chiedere
riscatti.
Diritti delle donne - All’esordio
l’amministrazione Ghani affermava un impegno per preservare e migliorare i
diritti delle donne. Mese dopo mese ha disatteso ogni obiettivo: dal difendere
l’esistente legge che punta a eliminare la violenza contro le donne, a bloccare
i cosiddetti crimini morali che paradossalmente conducono in prigione donne in
fuga da violenze domestiche e matrimoni forzati. Una documentazione dell’Unama
riferisce che il 65% di casi esaminati con tanto di abusi su figli minori s’è
risolto con una mediazione e solo il 5% ha prodotto un procedimento penale
verso il capofamiglia, in genere il marito, ma anche il fratello o il padre
della donna. A marzo l’omicidio della ventisettenne Farkhunda Malikzada, falsamente
accusata d’aver bruciato una copia del Corano, aveva galvanizzato le attiviste
dei diritti che hanno organizzato proteste pubbliche, domandando giustizia.
Delle dozzine di giovani uomini che l’avevano fustigata, linciata e data alle
fiamme una trentina sono stati arrestati, sebbene un congruo numero sia rimasto
a piede libero. Il processo s’è tenuto in fretta e alcuni degli accusati hanno
sostenuto che la propria confessione era stata estorta. Diciotto imputati sono
stati assolti, quattro condannati a morte, otto a 16 anni di reclusione. Le
sentenze capitali sono state trasformate in pene detentive. Di diciotto poliziotti
responsabili di mancata protezione alla donna (il linciaggio s’era svolto in
pieno centro di Kabul e la polizia era accorsa sul luogo), undici sono stati
condannati e otto assolti. Il Parlamento afghano ha creato un ulteriore ostacolo
ai diritti femminili quando ha respinto la proposta presidenziale di offrire la
massima rappresentanza della Corte Suprema al giudice Anisa Rasouli, capo della
Corte giovanile di Kabul. Parlamentari conservatori hanno lanciato una campagna
contro di lei, sostenendo che non poteva servire la Suprema Corte. Nella
ricerca di compromesso Ghani affermava di proporre un'altra candidata. Nessun
nome è stato fatto.
Torture e libertà d’espressione - Fra le promesse del governo c’era l’eliminazione della
tortura. Un ipotetico Comitato di lavoro che doveva attuare il piano non è mai
sorto; in giugno l’Afghan Security Agency ha emanato un ordine che proibiva
l’uso di torture per ottenere confessioni. I casi, attuati da agenti
dell’Intelligence (NDS), sono leggermente diminuiti in alcune province rispetto
all’anno 2014, ma su tutto il territorio nazionale sono aumentati. Secondo
l’Unama un terzo dei detenuti afghani ha subìto pressioni e violenze nei centri
di reclusione (quattro di essi si trovano nell’area di Kandahar). Comunque non
è stato prodotto alcun report di denuncia su tali pratiche. Il fronte
mediatico, presente con varie testate ed emittenti, ha registrato un incremento
di violenza contro i giornalisti. Nel maggio il governo ha dismesso la
Commissione d’investigazione di violazione sulla comunicazione, un organismo
che in passato era servito per molestare e intimidire i cronisti. Doveva essere
rimpiazzato da una consulta con giornalisti e gruppi della società civile per
istituire una Commissione sui mass media che valutasse le eventuali dispute
sulla comunicazione. Della Commissione si son perse le tracce. Nel frattempo il
governo imponeva la restrizione sui reportage nelle zone di combattimento con
le forze insorgenti e vietava ai membri di polizia e forze dell’ordine di
parlare con gli inviati. In agosto il National Security Council ha convocato
sei giornalisti sospettati d’aver dato vita a una pagine anonima su Facebook
dedicata alla satira politica.
Forze militari Nato - Diecimila
soldati Usa rimangono sul territorio nell’ambito della missione Resolute Support; solo alla fine del
2016 potrebbero essere dimezzati. Restano anche 850 militari tedeschi, 760
turchi, 500 italiani. Reparti statunitensi continuano a sostenere le forze
armate locali nella repressione anti talebana per via aerea e con l’utilizzo di
droni. In molte occasioni questi attacchi appaiono indiscriminati, è accaduto
all’ospedale di Medici senza frontiere a Kunduz, colpito e distrutto da oltre
un’ora di bombardamento e dall’uccisione di personale medico e infermieristico.
Le indagini su quello che viene ritenuto un crimine di guerra non hanno finora
prodotto effetti. Talvolta i giudici tornano a indagare su azioni
particolarmente efferate, ad esempio lo sterminio d’un gruppo di persone a Wardak
nel 2012, ma le nuove indagini egualmente si concludono con un nulla di fatto
che peggiora il clima in un Paese che si sente alla mercé di ogni impostore, in
divisa e non. Dal 2007 una Corte criminale internazionale sta valutando azioni
delittuose sulle quali, però, cala spesso il velo dell’oblìo.