Colpito e affondato, con tanto di foto su
twitter. Nessun videogame, ma un gioco di guerra neppure tanto piccolo visto il
missile utilizzato per affondare una vedetta egiziana. A sparare da quella che definiscono
“Provincia del Sinai” sono stati i miliziani locali alleati dell’Isis che
gongolano per l’ennesima prova muscolare contro chi vanta una forza militare
capace di schiacciare ribelli e dissenzienti. L’episodio è avvenuto nel tratto
di mare prospiciente la costa all’altezza di Rafah, dunque non lontano dalla
Striscia di Gaza. La marina del Cairo non ha lamentato vittime, ha dovuto
constatare la perdita dell’unità navale e subire uno smacco finora non
catalogato. Così oltre che su terra anche la sorveglianza via mare diventa
problematica per Al Sisi, che si prepara a celebrare con enfasi (saranno
presenti capi di Stato e premier provenienti da più parti del mondo) l’apertura
del secondo Canale di Suez. Una delle opere su cui ha puntato il programma del
presidente per rilanciare la grandeur egiziana: 250 milioni di metri cubi di
dragaggio con 70 milioni di metri cubi di scavo che porta a 312 metri
l’ampiezza del canale rispetto ai 61 precedenti.
Un’opera faraonica che nella propaganda diffusa per
mesi dal regime richiamava i lavori pubblici attuati a partire dal 1960 da
Nasser con l’ampliamento del progetto della diga di Aswan, che segnava il
trattato di amicizia con l’Urss kruscioviana finanziatrice per un terzo di quei
lavori. I capitali per il secondo Suez vengono in parte dalle stesse Forze
Armate egiziane, attraverso un’apposita società che gestisce i dazi doganali
del canale. E poi da elargitori della regione che vedono in prima fila emiri e
petrodollari, principalmente sauditi. La dinastia Saud è attualmente uno dei
grandi sponsor economico-politici del modello imposto dal generale Sisi. In
questo quadro la questione sicurezza della nazione, e in particolar modo della
zona del Sinai, rappresenta una spina nel fianco dell’amministrazione cairota,
ripetutamente colpita anche nel cuore della capitale e per la prima volta anche
per mare. Secondo testimoni il missile sparato dalla riva ha centrato la
vedetta distante almeno tre chilometri, si tratterebbe d’un tipo di razzo
utilizzato nella battaglia contro mezzi corazzati di terra come i carri armati.
Una tipologia facilmente reperibile nell’ampio fronte conflittuale presente
oggi in buona parte del Mediterraneo orientale. Fra auto-bomba e missili
anti-vigilanza i seguaci di Al-Baghdadi ingombrano la scena egiziana che Sisi
vorrebbe tutta per sé, di fronte a cittadini plaudenti o ingabbiati.